Il paradiso non era possibile – 2004

Il paradiso non era possibile 2004 insiste sull’idea di ambivalenza e ambiguità di ciò che chiamiamo progresso e sviluppo. L’opera nasce come installazione composta di  otto pannelli di alluminio montati su lastra di metallo che propongono un viaggio  immaginario attraverso paesaggi e luoghi in cui si fondono e si sovrappongono città e complessi industriali, chiese e freddi contenitori di morte mentre la Terra si svuota di esseri Umani. Una sola figura umana, replicata in ogni pannello, quella della pattinatrice lanciata a tutta velocità con il suo cane, è lì ad evocare la leggenda della dea indiana Avatar, che corre per il mondo tentando di spargere consapevolezza fra gli esseri umani.

Dalla costruzione iniziale di piccoli paesaggi urbani e di periferie industriali su tavole di legno sono passata a lavorare su lastre più grandi di alluminio usando sia la tecnica del collage che quella della pittura:  la tecnica del collage per rappresentare gli elementi del paesaggio inventati e costruiti dalla fantasia dell’essere umano come palazzi, strade, ponti,  etc.; la pittura per rappresentare l’elemento organico del paesaggio, come cielo e natura, che da sempre fanno da sfondo all’evoluzione millenaria della storia e della vita dell’uomo. I pezzi di carta, considerati normalmente scarti inservibili, recuperati, sono diventati una  metafora per la ricostruzione possibile di una nuova realtà dalle rovine morali e fisiche del passato.  Il loro ri-utilizzo in un lavoro di arte ha assunto la valenza metaforica di una rinascita e trasformazione attraverso la ricostruzione dalle rovine, di una realtà alternativa.

Il paradiso non era possibile 2004

Serie di 8 lavori, tecnica mista su alluminio, 30×84 cm.