Cambiare l’uomo del progresso o scegliere il progresso dell’Uomo? – 2000
Al Gran Khan che dice che “tutto è inutile, se l’ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente”, Marco Polo risponde che “l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte, non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.” Così Italo Calvino chiude il suo libro “Le città invisibili” (1993), offrendo a mio avviso mille suggestioni sulla potenziale capacità degli esseri umani di isolare ed alimentare tutto ciò che “in mezzo all’inferno, non è inferno”, ma invece possibilità concreta di vita che possa portare alla felicità. E cos’altro meglio di una cultura della pace può aiutare a sviluppare questa visione del mondo? Nella galleria, ogni opera è seguita dalla poesia che la rappresenta. 10 lavori, olio e tecnica mista su carta su scatola retro illuminata, 30x40x12 cm.
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